INDUSTRIAL REVOLUTION, 1
GENNAIO 2016.
Iniziamo questo 2016 con un album
fresco di pubblicazione. 'Spannung' è il nuovo lavoro di Romina Daniele,
un triplo che assomma la bellezza di ben 31 tracce. Pretenzioso? Nemmeno
per idea. Eccessivo? Niente affatto. Anacronistico? Forse si, ma sarebbe
meglio dire 'coraggioso', in un'epoca in cui il formato mordi e fuggi del
singolo in streaming su Deazer o Spotify sembra fagocitare il mercato.
'Spannung' è un lavoro raffinato, studiato nei minimi dettagli, calibrato
nel mirabile equilibrio di una voce che riesce ad esprimersi con estrema
naturalezza proprio nel difficile territorio della performance
strumentale. Romina usa le proprie corde vocali come se fossero uno
strumento vero e proprio, rendendole le protagoniste del lungo studio di
'Dasein', un'elegia che si adagia lungo tutti e tre i dischi in varie
suite. Il dark ambient di 'Resinante' è l'ulteriore dimostrazione della
maestria vocale della cantante, capace di organizzare le proprie linee in
una performance lirica degna di questo nome. C'è poi il colorato
'Sycamores Trees', un condensato di emozioni in cui la tessitura della
cantante si dispiega in tutta la sua grazia, al servizio di un brano
evocativo e pregno di atmosfera. E quando sembra che tutto possa essere
straordinariamente e piacevolmente ripetitivo, ecco spuntare una gemma
come 'Blue Spirit Blues', puro e sanguigno blues, su cui Romina si adagia
lasciva e convinta. Le scoperte non finiscono qui, ci sono molti altri
brani cantati ed altre interpretazioni vocali su cui ognuno dovrebbe fare
il proprio ingresso da ascoltatore vergine, senza anticipazioni a rovinare
la sorpresa. E c'è soprattutto la chiusura affidata ai ventiquattro minuti
di 'Dasein III', un ulteriore affascinante esperimento sonoro di indagine
ambientale.
Sono rimasto affascinato dalla voce di Romina Daniele scivolando lungo la
magia di 'Spannung', un album complesso, prodotto in modo superlativo,
orchestrato tra elettronica e classicismo, arrangiato con dovizia di
particolari. Lei compone, canta, arrangia e si muove nel complicato
universo della musica sperimentale con una naturalezza che sorprende.
'Spannung' è un album che non dovrebbe mancare nella collezione di
chiunque ami la sperimentazione contemporanea, ma soprattutto la voce e le
sue molteplici capacità espressive. E Romina Daniele è una seducente,
affascinante e magistrale interprete delle mille possibilità affidate alle
corde vocali umane.
[Giovanni Rossi]
rocke
IL TALENTO E LA SCINTILLA DI
ROMINA DANIELE, 6
GENNAIO 2016.
Diceva Michel Petrucciani:
"Non esiste il genio, esiste solo il duro lavoro". Non sono d'accordo, di
geni nel mondo della musica ce ne sono stati diversi, ma a mio modo di
vedere l'affermazione del fenomenale pianista francese ha colto pienamente
nel segno in un punto: senza il duro lavoro qualsiasi talento può
spegnersi. Senza il duro lavoro il talento non può sbocciare, resta un
diamante nascosto nella grigia roccia. Il talento da solo non basta,
occorre saperlo coltivare, valorizzare, difendere e crescere giorno per
giorno, consapevoli del dono che si ha ricevuto e della responsabilità di
doverlo sfruttare al meglio. Di artisti di talento che si sono bruciati la
carriera per scarsa lungimiranza e scarso impegno ce ne sono stati tanti,
ma coloro che hanno dedicato al loro talento il massimo dell'attenzione,
giorno per giorno, non saranno mai dimenticati. Quando penso a Romina
Daniele e al suo talento vocale, non posso fare a meno di pensare a tutto
questo, perchè lei non ha solo una voce straordinaria, non si è limitata
solo a sfruttare il suo dono di natura, ma ha lavorato e studiato ogni
giorno per migliorarsi e per poter impiegare questo talento con sempre
maggiore consapevolezza e pienezza.
Romina Daniele è una di quelle voci che non si possono dimenticare. Una
folgorazione la prima volta che l'ho ascoltata sulle note del suo ultimo
album, il triplo "Spannung". Leggendo le
note biografiche presenti sul suo sito,
e che qui riprendo, si può facilmente apprezzare il percorso di passione e
sacrificio che Romina ha dedicato alla musica ed in particolare alla
coltivazione del suo talento: una voce fuori dal comune.
"Nata a Napoli e residente a Milano, forte degli studi in storia e
metodologia dell'arte, teorie e storia del cinema, fotografia, linguaggio
multimediale, canto moderno, dal 2000 ad oggi ha collaborato con
formazioni musicali di vario genere (blues, jazz, sperimentale,
contemporanea), dedicandosi allo studio sulle potenzialità vocali in campo
sperimentale, svolgendo attività laboratoriale e didattica. Dottoressa in
beni culturali, laureata con lode in storia del cinema con tesi sul
rapporto tra suono, musica e immagine con Augusto Sainati, ha inoltre
studiato Tecnologie del Suono presso il Conservatorio di Milano con
Riccardo Sinigaglia, Alessandro Melchiorre, Giovanni Cospito; partecipando
ad incontri e seminari esterni con Meredith Monk, Trevor Wishart, David
Moss, Annette Vande Gorne. Fa confluire nei lavori discografici per voce
ed elettronica il lavoro e lo studio ramificato nei territori della
poesia, della musica, della vocalità, del teatro, del pensiero e
dell’arte; la ricerca sul suono e la composizione della materia sonora, in
vocalità come nella musica elettronica in studio, e l’esplorazione nei
domini della frequenza e del tempo, delle onde sonore. La voce nelle sue
disparate, inaspettate sfumature domina un universo segnico in cui melodie
antiche e antichi richiami convivono con tecnologie contemporane di
composizione, tessendo il percorso volto a perlustrare i territori della
percezione e i suoi processi. Tra costruzione e destrutturazione,
composizione e istinto, Romina Daniele si è distinta, con l'attività live
quanto con quella discografica, mettendo in scena il dramma della
coscienza in un confronto aperto con l’ascoltatore. Alla ricerca della
consapevolezza umana (dell’uomo sull’uomo), o delle ragioni della sua
assenza."
Romina Daniele non è una semplice cantante, perchè è una di quelle
artiste in grado di dare al termine "cantante" un'accezione completa che
va a sfaccettarsi in un universo multidimensionale: l'interpretazione dei
brani, la lettura dei suoni, la sillabazione delle emozioni, l'indagine di
tutta la propria gamma di possibilità data da una tessitura straordinaria,
il dispiegamento di timbro e colore a favore della costante
sperimentazione. Ascoltando il suo ultimo lavoro "Spannung", mi vengono in
mente le grandi voci che ho amato in questi anni e che hanno saputo
valorizzare il proprio talento come un bene prezioso, al di là di
qualsiasi disquisizione di genere: Mike Patton, Diamanda Galas, Demetrio
Stratos, Free Dominguez, Romina Falconi, solo per citare alcuni nomi.
Quando mi capita di incontrare voci così particolari, non posso fare a
meno di volerne sapere di più. E Romina è stata piacevolmente disponibile
nel raccontarsi. Cosa ho scoperto in questa chiacchierata? Non dovete fare
altro che iniziare a leggere per saperlo! Posso solo dirvi, senza rovinare
la sorpresa, che ho trovato in Romina Daniele un'artista preparata, ricca
di contenuti, fieramente orgogliosa delle proprie radici, colta e con la
passione per lo studio e la sperimentazione. Per me una vera sorpresa,
insomma.
Un solo consiglio prima che iniziate a leggere: accendete in sottofondo
la bellissima musica di "Spannung": è la colonna sonora giusta.
Per iniziare, Romina, come ti sei avvicinata al mondo della musica e
che studi hai fatto? Come è iniziato il tuo percorso di indagine della
voce?
Ho studiato chitarra classica da bambina, crescendo negli anni Novanta
sono anche passata all'elettrica, me la regalò mio padre per un Natale ed
è stato il regalo più bello di tutta la mia vita. La maggior parte delle
canzoni le ho scritte con la chitarra. Ho cominciato a produrre musica
così come a scrivere poesie molto molto presto. Anche il passaggio, per
così dire, dallo strumento tradizionale al computer è avvenuto abbastanza
presto. Il mio primo disco del 2005 è di natura concreta, per sola voce e
composizione elettronica, ed è il frutto di esperienze maturate nei
primissimi anni. Per me, è sempre stato molto naturale utilizzare
qualsiasi strumento a scopo di pensiero e di creazione. E la voce è il
primo strumento in assoluto. Il suono è natura e natura più originaria e
possiede velocità che rimandano direttamente alla sostanza molecolare del
pensiero e delle facoltà percettive, e tanto il suono quanto il cervello
sono fatti che sfuggono alle teorie ordinarie e alla scienza; dunque la
musica dipende in tutto originariamente dalla voce che è il primo suono
umano prodotto e proprio del corpo, il primo strumento in termini di
originarietà e natura. Ora, poiché la musica ha prima di tutto e in
origine a che fare con la voce umana, anzi la musica deriva in tutto dalla
voce, per me, l'apprensione per la musica, il fare musica, riguarda
l'apprensione per l'uomo e il suo senso – la produzione umana – in seno a
tutti i livelli e gradi della creazione intellettuale e artigiana, nonché
tecnologica. Oltre a questo, il riconoscere invece l'ordinarietà
strutturale del socio-sistema in cui viviamo, dal quotidiano alle
professioni siano pure avanguardistiche, è il grado zero per cui è
possibile far sorgere e dischiudere un senso più autentico della voce che
in quanto voce emblematicamente viene prima di tutto: è del nostro corpo e
della nostra coscienza. La voce è infatti il fulcro della produzione
umana, poiché essa è l'atto più essenziale di ogni atto sia pure
essenziale: essa è il luogo in cui le facoltà intellettuali, quelle dei
sensi e il corpo coesistono e non esistono altri luoghi del genere. Di
tutto questo, dico nel libro che sto ultimando.
Sei di Napoli, ma vivi a Milano: queste due città hanno influenzato il
tuo percorso artistico?
Naturalmente. Sono napoletana fino al midollo e ritengo che si evinca in
ogni mia sfumatura. D'altra parte, ho vinto nel 2005 un premio dedicato a
Demetrio Stratos promosso dall'ambiente milanese e mi sono trasferita
anche per questo. A Napoli comunque avevo iniziato a produrre la mia opera
anche in tempi più remoti, la stessa che poi mi ha aperto la strada a vari
riconoscimenti, ed ero completamente al di qua di qualsiasi concezione di
genere o di gruppi culturali. Ho sempre fatto musica, ho sempre scritto e
prodotto per una vocazione esistenziale. Dopodiché hanno visto e
riconosciuto in me diverse qualità, che vanno dalla musica elettronica,
all'improvvisazione vocale, dalla ricerca alla classica contemporanea, al
blues. A Milano ho collaborato per anni con il Centro Musica
Contemporanea, ho proseguito in parte i miei studi, ho avviato diverse
esperienze professionali e messe da parte diverse altre.
Chi sono gli artisti a cui ti ispiri?
Dai tempi dell'università, che ho frequentato a Napoli, e anche prima, ci
sono grandi pensatori, artisti, cineasti della storia, in cui ho potuto
riconoscere scintille autentiche fondamentali. Penso che l'opera umana sia
qualcosa di più vasto del percorso e delle influenze di un'epoca, tuttavia
determinanti, e sono sempre andata alla ricerca di scintille di autentico
e queste stesse sempre mi prendono quando le incrocio. I miei riferimenti
più grandi sono filosofi e cineasti, come Pier Paolo Pasolini, Gilles
Deleuze, Martin Heidegger, David Lynch.... Riconosco la verità in certa
musica blues e questa mi prende, Koko Taylor o Janis Joplin. Il
compositore più enorme della storia moderna è probabilmente Miles Davis, a
cui ho dedicato un libro. Demetrio Stratos è stata la stella a cui ho
guardato per molti anni, rappresenta la ricerca vera e pura, mentre oggi
esiste una categoria della ricerca vocale o cosiddetta vocalità estesa
come settore della musica contemporanea, che in quanto settore funziona
perlopiù e ordinariamente per una certa classe sociale e territoriale. A
quest'ambito, preferirò sempre Billie Holiday e Odetta Holmes.
Mi diresti qualcosa di più sui tuoi gusti musicali?
Io amo la musica e la verità della produzione umana, l'impegno e
l'apprensione a cercare, indagare, aprirsi sempre a comprendere in modo
più essenziale ed autentico ciò che noi stessi siamo. E la musica è un
ambito unico in tal senso, come la voce. Ho ritenuto di iniziare a
scrivere un libro per dare l'idea di tutto questo che riguarda l'uomo
nella totalità dei suoi mezzi, al di qua delle concezioni chiuse di
disciplina e genere. Riguarda la socio-storia, la filosofia, la scienza,
l'arte, la natura, il linguaggio ect. come concezioni e apprensioni più
pure e già proprie e nostre. Amo ogni musica in cui riconosco una
scintilla che riconduca a tutto questo, senza distinzioni di categoria.
Venendo a 'Spannung', com'è nata questa opera? Come hai sviluppato il
percorso compositivo nella scrittura dell'album?
L'album è composto da tre gruppi fondamentali di brani, che non
corrispondono schematicamente ai tre dischi, ma la cui struttura è
organizzata in diversi momenti della durata totale. Nel primo gruppo,
anche per ordine cronologico di composizione, rientrano i brani di
elettronica pura ed elettroacustica, nel secondo il ciclo del Dasein ed
esperienze affini; nel terzo quelli strumentali, con gli strumenti
tradizionali e i musicisti. Dal 2009 ad oggi, dopo la pubblicazione del
mio precedente disco, ho studiato tecnologie del suono in Conservatorio
fino a circa il 2012, collaborato a fondare le edizioni RDM con le quali
pubblico, dato alle stampe diverse mie opere letterarie, presentato
Spannung in anteprima a seconda delle fasi del suo lavoro in corso in
contesti dei più diversi, dal Salone del Libro di Torino all'Hoxton
Festival di Londra. Dal 2013 ho girato prevalentemente l'area milanese
proponendo un omaggio al rhythm 'n' blues. Tutto questo è parte integrante
di Spannung.
Quali sono i tuoi progetti su cui stai lavorando?
Sto concludendo la stesura del libro Voce Sola, saggio intorno al discorso
vocale, che sarà pubblicato più avanti. Spannung e questo libro dovevano
essere pubblicati contemporaneamente, poiché insieme sono un tutt'uno con
il lavoro di questi ultimi anni. Tuttavia, ho preferito lasciare alla
musica nient'altro che la musica, e il disco, pur avendo un booklet
voluminoso accenna in poche righe a questioni che il libro affronta con
capitoli e capitoli. Naturalmente, il libro, che come il disco è per me
cruciale, consentirà approfondimenti e immersioni non possibili
altrimenti.
Se non ti spiace, adesso mi piacerebbe scendere un po' più in
profondità... Qual è la tua più grande paura?
Dimenticare.
Il sogno da realizzare prima di morire?
I miei sogni sono una cosa con la mia opera. Mi basta sia pubblica e
condivisa. Un altro mio sogno è avere eredi.
La canzone di un altro che avresti voluto scrivere?
Sicuramente esistono canzoni che maggiormente amo cantare e che sono
sicura rappresentino grandi parti di me, due esempi sono Cry Baby di Janis
Joplin, e Sycamore Trees di Badalamenti e Lynch.
La città in cui vivere in eterno?
Dove vivere in eterno.. non saprei proprio. Senz'altro Napoli.
Sesso, droga o rock'n'roll?
Di tutto ciò che mercifica il mondo in quest'ultima epoca nella nullità
del nulla come mai prima, ci sono diverse cose. Due abbastanza enormi che
mi vengono in mente costituiscono in vero aspetti della stessa essenza.
Leggere le grandi opere di pensatori e artisti essenziali e veri con
vocabolari e concezioni di pensiero inadeguate, facendoli passare o per
negativi o per repertorio da catalogo; questo negli ambienti di studio,
che si dicono intellettuali e d'avant (se non altro nel teatrino sociale).
D'altra parte, specie nella nostra Italia, il rock 'n' roll viene inteso
generalmente come un'altra maschera della trasgressione, e qualche
giovanetto di ogni età ancora si confonde. Bere fa bene, e se si ha la
forza di fare concerti esplosivi di emozioni, questo è un dono della
natura. Ma tutto ciò perché l'amore e la verità sono le cosa più
importanti che esistano al mondo, come il nostro pensiero, la forza di
cercare ciò che manca come autenticità del mondo, la nostra lucidità e il
nostro sangue; e ci sono cose altrettanto preziose che si chiamano
intimità e singolarità della persona. Ed è questo ciò che fa grande ogni
cosa in tutta la storia di ogni luogo al mondo.
Se non cantassi come esprimeresti te stessa?
Come ti dicevo prima, non esistono suoni paragonabili alla voce. Tuttavia
il suono, sul quale le tecnologie hanno aperto porte prima inedite,
costituisce un grande inequiparabile veicolo. D'altra parte, passo ore e
ore a scrivere.
Il peccato a cui cedi più volentieri?
La distrazione mondana.
Cosa vorresti che i tuoi fan dicessero di te?
Vorrei che mi ascoltassero con ogni forza nel proprio petto.
NONSOLOPROGROCK. 19
GENNAIO 2016
Dopo otto anni da
“Aisthànomai, Il Dramma della Coscienza”, ritorna a registrare Romina
Daniele, artista sperimentale in ambito vocale oltre che pittrice, poeta e
fotografa. Ritorna carica di esperienza, accresciutasi nelle numerose date
live ricavate nel tempo e con una vena Blues che non ti aspetti.
La cantante ha registrato le sue capacità,
riuscendo in questo suntuoso triplo cd a dimostrare che la sperimentazione
vocale si può anche sposare con la musica in senso melodico. Un poco come
è accaduto agli Area di Demetrio Stratos, quando con “Gli Dei Se Ne Vanno,
Gli Arrabbiati Restano” stavano riuscendo a fondere sperimentazione vocale
con la formula canzone, solo una prematura fine di Demetrio ci ha potuto
privare di chissà quali altri risvolti. Ma non voglio accostare banalmente
Daniele a questo contesto, perché l’artista comunque sia riesce a fare
delle sue doti vocali uno strumento a personalità ben definita, guidata
dalla propria esperienza.
“ Spannung”
è accompagnato da un esaustivo e corposo libretto contenente frasi
delucidanti riguardante il percorso emotivo dell’ascolto. In esso
oltretutto si può anche godere delle foto che mettono in risalto il bel
volto sensuale della cantante, oltre che l’aurea speciale che circonda
l’espressione del viso e del corpo. Musica e essenza corporea, ricerca e
dedizione al Blues, anche di classici, il tutto sotto una veste curata. Si
evince anche un altro particolare, il colore rosso che circonda ogni
immagine e che dona vigore in tutta la sua passionalità.
“ Spannung”
contiene canzoni registrate dal 2009 al 2015 ed inizia con ”Dasein I.I”,
esso lo ritroveremo in tutti e tre i dischi, come un filo conduttore che
si differenzia solamente dal titolo in crescendo numerico (Dasein I.II,
Dasein I.III etc.etc.). Elettronica e voce, vibrato e acuto, un
intro che lascia presagire un percorso sonoro corposo e ricercato.
Colpisce l’interpretazione di “Summertime”, rivisitata e corretta dalla
corposità irruenta dell’uso vocale sopra ad una base ancora una volta
elettronica. Il soul caldo di “Sycamore Trees” scritto da Angelo
Badalamenti e David Lynch trova in questa nuova veste una freschezza
moderna, accompagnata da sovra incisioni vocali che donano all’ascolto
profondità. “Outside Me” è la nuova versione del brano scritto
dall’artista stessa “All’Esterno Di Me”, più ricca ed enfatica. Il lato
più ricercato ed introverso dell’essenza musicale e vocale, continuiamo a
ritrovarlo nei successivi “Dasein”. Spesso la musica trasmette angoscia e
lo riesce a fare non solo con i suoni, ma anche attraverso interpretazioni
care al “Teatro Della Voce”.
Segue Blues che riscalda il
cuore attraverso il classico “Blue Spirit Blues” del 1930. Uno dei
momenti più interessanti del disco a gusto di chi scrive, è la poesia
“Assenza (O Soglia Del Mio Dolore)”, dove la cantante in questo caso anche
narratrice, è accompagnata da Emanuele Cutrona al basso. Leggendo il
libretto del cd durante l’ascolto, ci si incontra spesso con lo sguardo di
Romina, intenso e profondo come la sua musica.
Il secondo cd si apre con un
tradizionale, “Oh Rosie” registrato nel 2011. Il Folk fa capolino nel
background dell’artista, a dimostrazione dell’ampia visuale ed esperienza
acquisita nel tempo. Bellissima anche la cover di Frank Sinatra “I Am A
Fool To Want You (Take II)” dove non si trasporta il sound verso il
melenso, ma si cerca di donargli intensità ed impeto, quasi a
cercare di profanarlo, spolpandolo e gridandolo.
Altro classico del Blues è
“Backwaters Blues” di Bessie Smith, Romina Daniele fa capire quanto
importante sia la base della musica moderna. Qui alla chitarra c’è Luca De
Maio, mentre al basso Luca Caiazza. Altro brano tradizionale rivisitato e
stravolto è “I Went To That Place Alone”, per poi tornare nel Blues con
“Timber” di Odetta Holmes. C’è anche un pezzo con la band, compresa
batteria, quella di Manuel Taranto, e si intitola “I Put A Spell On You”,
intenso, sentito e graffiante. La seconda dedica al the Voice
Frank, si intitola “I Am A Fool To Want You (Take I)”, rivoltata come un
calzino, caracollante, finestra per un wah wah vocale al limite fra il
provocatorio, lo sbadiglio e lo sberleffo.
Il terzo cd è composto da due
brani, “La Natura Assente (III)”, lugubre palestra di suoni vibrati e
ricercati, e la lunga suite “Dasein III”, a sua volta oscura presenza di
vibrazioni spettrali.
Dopo così tanti anni, Romina Daniele non può
lasciare indifferenti gli ascoltatori, ecco dunque un suntuoso lavoro dove
ricerca, angoscia, ed anima si incontrano in un risultato lontano dallo
scontato dei prodotti odierni. Musica e suoni per pensare, per urtarsi i
nervi, per rilassarsi, per spaventarsi, per stupirsi, per imparare, per
riscaldarsi, per gelarsi, per…. (MS)
SAPERINCAMPANIA 25 GENNAIO 2016
Ci giunge da Milano il
comunicato relativo le ultime fatiche musicali della voce più articolata e
straordinariamente lirica, nonché tecnica, nata all’ombra del Vesuvio,
quella di Romina Daniele.
Esordiente nel 2005 con
Diffrazioni Sonore (2010, RDM), disco concreto per voce sola, vince il
Premio Internazionale Demetrio Stratos per la ricerca vocale; pubblica nel
2008 Aisthànomai, secondo disco per voce ed elettronica dal 2010
nel catalogo RDM, etichetta che nasce con la sua collaborazione per
favorire la ricerca e l’autonomia tecnico-estetica. Dal 2008 è dottoressa
in beni storico-artistici ad indirizzo cinematografico; passa a studiare
tecnologie del suono al Conservatorio di Milano.
Tra il 2010 e il 2011 pubblica
i libri: Poesie 1995-2005 (edizione bilingua italiano e inglese);
Il dialogo con la materia disintegrata e ricomposta, un’analisi di
Thema (omaggio a Joyce) di Luciano Berio; Ascenseur pour
l’échafaud, il luogo della musica nell’audiovisione.
Dal 2005 a oggi ha raccolto –
come produttrice, compositrice e scrittrice, performer e vocalist per
vocalità estesa e musica elettronica, nonché appassionata blues singer –
riconoscimenti e premi istituzionali e non (finalista al Premio Nazionale
delle Arti, Premio per la sperimentazione musicale promosso dal Centro
Musica Contemponea di Milano) meritando l’attenzione nazionale e
internazionale di pubblico e stampa.
Ma veniamo alle uscite. A
cavallo tra la fine del 2015 e l’inizio del 2016, Romina dà alle stampe
ben due lavori: Spannung (monumentale triplo disco solista) e
Absence (sotto nome Sheen, in collaborazione con Lorenzo
Marranini).
Spannung
(termine tedesco che sta per “tensione”) è il suo terzo album solista, un
triplo cd audio tra voce ed elettronica, testualità e improvvisazione,
registrazioni solistiche e con la band, vocalità estesa e blues.
Come riportato nel comunicato:
«Il progetto si è sviluppato a partire dal 2009. Nello stesso tempo è
stato scritto il libro Voce Sola, saggio intorno al discorso vocale
(in uscita nel 2016), che raccoglie ed esprime, a tutti i livelli, la
passione e l’urgenza ininterrotta per l’apertura e la ricerca intorno al
problema autentico dell’essere che noi stessi siamo e che pertanto andiamo
cercando: ciò per cui ne va del proprio essere nell’essere stesso, la
messa in gioco di ogni virgola di noi nel mondo prima che se ne vada
invano. La voce è ciò che c’era in origine, una questione del corpo e del
pensiero, centralità e fulcro, e non esistono altri luoghi o suoni del
genere. Allora anche la musica è un atto essenziale riguardante
l’apprensione per l’uomo e la sua produzione».
Absence
è ideato e sviluppato dalla collaborazione tra Romina e Lorenzo Marranini
(cofondatore delle edizioni RDM, polistrumentista attivo con diverse band
nel corso degli anni 2000 tra Dublino e Milano, di matrice rock, post-rock
e folk-blues). Del duo Sheen, Lorenzo compone le musiche elettroniche e
suona basso e chitarra, mentre Romina vocalizza testi e suoni, ri-compone
le strutture, mixa ed edita.
L’album nasce da una poesia di
Romina, Assenza (o soglia del mio dolore), pubblicata nel 2011 in
Poesie 1995-2005, cruciale in tutta la sua produzione: Assenza
è la mancanza di autenticità nel mondo dinanzi alla quale la ricerca più
propria è urgente e necessaria.
Sui lavori non vi diaciamo
null’altro che di reperirli: dischi del genere sono ormai così rari in
Italia che dimostrano semplicemente che è ancora possibile fare ricerca
artistica, con autenticità. Una ricerca, quella di Romina Daniele, che
possiamo a cuor leggero definire tecnicamente solida, criticamente
complessa, filosoficamente profonda e, soprattutto, con un carico emotivo
struggente e un’ispirazione tanto forte da risultare magmatica.
Vi lasciamo i due trailer e i
recapiti della RDM record, di modo che possiate scoprirli e farli vostri.
MASSERIA DEI SUONI 27
GENNAIO 2016
Siamo ormai disabituati a lavori come
“Spannung” di Romina Daniele. Il motivo è semplice: già da tempo la
ricerca ha ritenuto di abdicare alla proposta densa, dichiarandosi
sconfitta. Sponde di resistenza sono naturalmente sempre sopravvissute,
negli anfratti del noto, riuscendo spesso, nell'assenza istituzionale, a
trovare sporadiche linee di assenso. La linea dell'avanguardia è stata
tutta in quel trattino tra assenza-assenso. Ora “Spannung”, questo
progetto monumentale di Romina Daniele, si pone come una stele assertiva,
musicale e – a parer di chi scrive – anche teorica. È una stele e anche un
dardo infuocato: riuscirà a 'rompere' l'omertà italiana?
“Spannung” è un cofanetto che
ha visto sette anni di 'gestazione', e che comprende ben tre dischi, uno
rosso, il colore della copertina e del libretto (e 'rossa' è un po' anche
l'immagine trasferita dalle belle foto dell'artista), uno blu e l'ultimo
nero. Nel cd I, la voce di Romina Daniela, le sue composizioni e la sua
elettronica. Nel secondo, senza intenti sottrattivi per poetica e
linguaggio, il percorso vocale continua, ma con interlocuzioni maggiori:
Luca Caiazzo ed Emanuele Cutrona (Bass), Luca de Maio (Guitar), dando una
visione più performativa, forse live, che completa ed integra lo
spettro di ciò che può fare Romina Daniela, sia in senso tecnico-musicale
(a noi già noto) ma soprattutto, qui, in senso progettuale. L'architettura
di “Spannung” è solida, ben congegnata, appunto 'monolitica'.
Nei primi due cd ci sono poi
alcuni luoghi conosciuti, diciamo degli 'indicatori stradali', per usare
un linguaggio francofortese: Gershwin, Bessie Smith, Frank Sinatra, alcuni
traditional. Offerte di una sponda per non spaurirci: ma si tratta
dell'arte del permutare, di ricreare, di fare ciò che si vuole del noto,
senza tradirlo, anzi innovandolo. Ciò significa memoria, ma non
necessariamente nel senso dell'appropriazione (che è moto solo
individuale, e con l'immaginazione incontenibile ha poco a che fare). Nel
cd III, quello nero (che è il mio preferito), il cerchio si chiude con due
sole composizioni, forse le più lunghe e che considererei quasi come delle
'operine', in grado d'essere autosufficienti: “Dasein III” (quasi 25
minuti), preceduto da “La natura assente” (6:24 densi minuti), che tanto
mi ricorda la stringa di significanza “Petrarca-Ungaretti-Cilio”, anche da
me allusa in un disco intitolato “Dell'universo assente” edito e più volte
ristampato dalla milanese Die Schachtel. Secondo quella stringa, che
conduce a Luciano Cilio, “Laura è un universo assente..... L'idea
di assenza è un mondo lontano nello spazio e nel tempo, che torna a udirsi
vivo nel fogliame del sentimento, della memoria e della fantasia. È
soprattutto rottura delle tenebre della memoria” (G. Ungaretti, “Note –
Sentimento del Tempo”).
Non so naturalmente quanto in
questo titolo ci sia rispondenza d'intenzionalità d'architettura. La
grandezza di questa musicista, che solo musicista non è, risiede proprio
nella sua capacità di proporre un'azione compositiva e un gesto vocale
ardito, che si mette in gioco, che osa ed esplora terre quasi vergini, là
dove pochissimi altri hanno messo piede (e penso naturalmente a Demetrio
Stratos: credo che Romina sia tra le pochissime artiste viventi in grado
di usare la voce come Demetrio), e contemporaneamente offrire una
solidissima impostazione estetica e filosofica. Qualcuno scriveva che non
si può prescindere dall'essere. Personalmente, in una analoga
progettualità estetica, ho preferito riferirmi alla molteplicità del
senso, dei soggetti, del sentire, lasciando aperta la mia progettualità
estetica attraverso la capacità d'eteroriferimento dell'opera, e non al
senso esaustivo per il quale “noi siamo il ci e il qui del mondo (Dasein)”.
A mio avviso sono molto più interessanti, appunto, l'eteroriferimento,
l'altro. La riflessione di Romina Daniele, che dà questa forza
straordinaria alla sua musica, è tesa alla ricerca dell'autentico, del
punto d'inizio e di chiusura, dove l'altro viene reperito nell' “essere
insieme gettati nel mondo”. È un'altra sponda, un'altra possibilità
rilasciata all'autentico. Per questo, piace molto concludere con le sue
parole: “la voce si gioca tutto, ad alti gradi di esposizione, in fronte
alle strutture del costrutto. E la voce qui è l'uomo. L'essere-insieme
enigma che ci sta a cuore è anche al limite dello struggimento, ed il
limite non è dove una cosa finisce, bensì è dove ogni cosa inizia la sua
essenza”. GIROLAMO DE SIMONE
VORREI.ORG 1 FEBBRAIO 2016
Un’amazzone e il suo coraggio.
Rosso, blu e nero, tre dischi in cui mettere tutto il proprio Io,
l’esistere, l’essere. Sfidando regole di mercato in cui si macina tutto
frettolosamente. “Spannung” ha avuto una lunga gestazione (a partire dal
2009) e ne sono scaturiti un lavoro di ricerca dall’esito impeccabile e un
percorso altamente suggestivo e colmo di sorprese. 31 brani
“situazionisti”, in cui l’artista mostra enormi capacità compositive,
vocalità fuori dal comune e che messe insieme sono la migliore presa
d’atto di ciò che si può creare al di fuori dei canonici schemi. Tra
Carthy Berberian, Demetrio Stratos, Diamanda Galas e gli impulsi di una
Janis Joplin pensierosa ma lucida. Come se ciò non bastasse, accanto alla
sua attività di cantante e musicista, c’è da sottolineare l’abbinarsi con
quella di scrittrice. Tematiche alte e gran cura anche per il più piccolo
dei dettagli. Già pronto e di imminente pubblicazione “Voce Sola, saggio
intorno al discorso vocale”, il suo nuovo libro. E c’è pure un passato
prossimo di cui andare fiera e a testa alta. Nel 2005 con “Diffrazioni
sonore” si aggiudica il Premio Internazionale Demetrio Stratos per la
ricerca vocale. Nel 2008 è la volta di “Aisthànomai”, il suo secondo
disco, in cui l’imperativo è sempre quello di sperimentare e di
abbagliare. Tra il 2010 e il 2011 dà alle stampe la raccolta “Poesie
1995-2005” (in edizione bilingua, italiano e inglese) e altri scritti: “Il
dialogo con la materia disintegrata e ricomposta, un’analisi di Thema
(omaggio a Joyce) di Luciano Berio”, “Ascenseur pour l’èchafaud, il luogo
della musica nell’audiovisione”. Sempre nello stesso biennio è tra i
finalisti al Premio Nazionale delle Arti e vince il Premio per la
sperimentazione musicale, ideato dal Centro Musica Contemporanea di
Milano. Tutto questo, senza trascurare in alcun modo un’ampia attività
concertistica (non solo in Italia), addentrandosi in sinuosi repertori
blues e rhythm and blues. Insomma, Romina Daniele è un portento,
un’artista a cui difficilmente potrebbe passare per la testa la voglia di
adagiarsi sul già fatto e già sentito. “Spannung” possiede una chiave che
apre più porte (interiori ed esteriori) e dà forma e sostanza a nuove
forme di vita sonore. Filo logico, equilibrio e gusto del rischio,
stabilità e un’attitudine che ha come meta finale l’alto profilo.
“Spannung” è tutto un tre (numero perfetto?, triplo cd, tre ore di
musica) che richiede attenti e più ascolti. Non è il solito tran tran,
perché la poesia che emana è tutta sotterranea e sta nella capacità
dell’ascoltatore nel saperla coglierla ed assaporare. Impossibile rimanere
indifferenti alle riletture centrifughe di “Summertime” (George Gershwin),
“Sycamore Trees” (Angelo Badalamenti & David Lynch), “Special Delivery
Blues” (Odetta Holmes). Impossibile non emozionarsi nei plurimi approcci
di “Daisen” e nel guanto di sfida di oltre sei minuti di “La natura
assente”. Cuore bluesin’, elettronica “scientifica”, voce che è un
songbook integrale ed originalissimo. Sbalorditiva, insomma, e quanto
sarebbe bello vederla alla prova con la musica dei cartoni animati. L’ho
buttata lì. Voto: 9,5 (Massimo Pirotta)
DARKROOM-MAGAZINE 15
MAGGIO 2016
..Con
questa terza fatica spinge ancor oltre la propria ricerca trovando
quella dimensione unica che una voce come la sua merita di avere. Una
mole di materiale così ampia (oltre tre ore complessive) da rendere
arduo sviscerarne appieno i contenuti nello spazio di una normale
recensione..>>
Grazie a Roberto Alessandro Filippozzi su
Darkroom-magazine.it Testo completo:
http://www.darkroom-magazine.it/ita/108/Recensione.php?r=3577
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