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Diffrazioni Sonore (2005, © Romina Daniele)
 
 
 

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DISPONIBILE IN FORMATO DIGITALE anche su

 

PREMIO INTERNAZIONALE DEMETRIO  STRATOS VOCALITA' E RICERCA

Diffrazioni Sonore è il progetto compositivo e discografico basato sul rapporto di coestensione tra l'improvvisazione con tecniche estese e nuove tecnologie, con cui Romina Daniele vince nell'edizione 2005  dal tema Vocalità e Ricerca,  il Premio Internazionale Demetrio Stratos per la Sperimentazione Musicale.

 

>>Preliminare natura

mentale (linea teorica).

 

 

>>Free Streaming di molte tracce su SoundCloud

 

>> Anteprima di tutte le tracce presso CDBaby, i-Tunes, Amazon.

 

Del progetto, il repertorio attuale ha incluso nel corso delle performance un riadattamento live del brano Intro (Intellegibile), come nei casi dei VIDEO che seguono:

Milano - Arci Biko, marzo 2011. INTRO (INTELLEGIBILE).

Milano - Arci Métissage, marzo 2010.INTRO (INTELLEGIBILE).

 

 

«Il disco di Romina si colloca, se mi si concede una semplificazione, nelle avanguardie. E una preghiera: di mantenere un orecchio scevro da preconcetti, da qualunque cifra prestabilita riguardante la musica, cosa si intende comunemente per essa, le sue strutture, i suoi elementi costitutivi. Ora siamo pronti ad ascoltare “diffrazioni sonore”(...) Anche la realizzazione di questo progetto, tralaltro supportato da una solida filosofia che ne costituisce, per così dire, il manifesto, ricalca il desiderio di affrancarsi da ciò che è procedimento comune (...) Evidentemente opere come “diffrazioni sonore” sono più foriere di domande che di asserzioni stabili: dov’è la linea che separa la sperimentazione dal risultato casuale?»

(L. Rapetti, Blogbuster)

 

 

«Il metodo di lavoro della Daniele consiste nella registrazione di improvvisazioni vocali totalmente libere - sospese fra cantato, recitato, urlato e vocalismi in senso lato - che in  una fase successiva vengono montate e ordinate in boli di voci piuttosto complessi ma con le caratteristiche di autentiche composizioni. Si tratta chiaramente di un concetto contemporaneo di composizione, nel cui processo la grafia non avviene su carta ma su nastro o su hard disk, e che comunque comporta un lavoro di sistemazione, correzione e revisione al pari della classica scrittura musicale per note.»

 

(A. Carozzi, Sands-zine)

Diffrazioni Sonore - Romina Daniele

 

DIFFRAZIONI SONORE RECENSIONI....

 

 

LUCA RAPETTI (COLLETTIVO BLOGBUSTER)

MASSIMO SALARI (ROCK IMPRESSIONS)

ALESSANDRO NESPOLI (THEHOLYHOUR)

DONATO ZOPPO (MOVIMENTI PROG)

FRANCESCO OVARELLI (TERRITORIO MUSICALE)

RICCARDO MEROLLI (ROCKAMBULA)

ALBERTO CAROZZI (SANDS-ZINE)

ENRICO MAURO (BELLALì)

ANDREA BUONGIORNO (IN MUSICA/SUL PALCO)

STEFANO SOLVENTI (SENTIREASCOLTARE)

MATTIA BERGAMINI (MUSICBOOM)

 

 

Un'avvertenza: il disco di Romina si colloca, se mi si concede una semplificazione, nelle avanguardie. E una preghiera: di mantenere un orecchio scevro da preconcetti, da qualunque cifra prestabilita riguardante la musica, cosa si intende comunemente per essa, le sue strutture, i suoi elementi costitutivi.
Ora siamo pronti ad ascoltare “diffrazioni sonore”.
L’affinità più evidente che affiora dopo qualche minuto è con i lavori solisti di
Demetrio Stratos: come il compianto cantante degli Area così Romina ha imperniato il suo lavoro sulla voce: voce intesa come strumento (ogni suono presente sul disco è frutto delle sue corde vocali) potenzialmente più versatile rispetto ai limiti imposti dall’ utilizzo consueto, voce come portante di un linguaggio (non necessariamente intellegibile) infine, voce come sonda di ricerca: dove si può arrivare con il mezzo voce?
Anche la realizzazione di questo progetto, tralaltro supportato da una solida filosofia che ne costituisce, per così dire, il manifesto, ricalca il desiderio di affrancarsi da ciò che è procedimento comune: registrare lunghe sessioni di improvvisazione vocale lasciando che si sviluppi nella forma di ipnotici mantra o complicati vocalizzi, sciogliere le briglie al
gibberish
o a suoni che non si penserebbero riproducibili da ugola umana ( il controllo e la grande varietà di timbri che riesce ad ottenere dalla sua voce fa intuire quanto rigoroso esercizio abbia svolto Romina).
La fase successiva, che si contrappone alla prima per un riappropriarsi di un controllo, per l’applicazione di scelte, consiste nel montare queste incisioni per costruire i brani.
Il metodo è affascinante quanto il risultato finale.
Evidentemente opere come “diffrazioni sonore” sono più foriere di domande che di asserzioni stabili: dov’è la linea che separa la sperimentazione dal risultato casuale? quanti riusciranno a discernere una palette di espressioni vocali inserite in un progetto da un ‘circo freak’ dell’apparato fono-articolatorio? Quanto una ricerca del limite personale può essere estendibile (e fruibile) al di fuori del suo ermetismo intrinseco? Ma a prescindere da queste speculazioni va detto che probabilmente dimostra più coraggio Romina oggi presentando un opera come questa di quanto non ne servisse a Stratos negli anni settanta, quando comunque esisteva un pubblico che ancora dava valore alla sperimentazione.
“Diffrazioni sonore” compie il salto, elevandosi rispetto alla mera dimostrazione, grazie alla sua estrema visceralità. Proponendo un modo alternativo al connubio musica-testo, rappresenta un ventaglio di sentimenti e stati d’animo: inquietudine, angoscia, ira, nevrosi, follia liberatoria, spensieratezza, leggerezza. Romina scortica la pelle delle emozioni arrivando alla carne viva, destabilizzando l’ascoltatore che rimarrà auspicabilmente ammaliato ma immancabilmente segnato dall’esperienza.
Considerando la giovane età dell' artista e che la sua ricerca si può dire appena cominciata non possiamo che aspettarci cose molto interessanti per il futuro...
(LUCA RAPETTI ALIAS SLOVO, BLOGBUSTER)

 


 

Cogliamo immediatamente l’occasione per ricordare (anche se noi non lo abbiamo mai dimenticato) uno dei vocalist più importanti del mondo: Demetrio Stratos. Può sembrare inadeguato iniziare una recensione in questa maniera, ma d'altronde Romina Daniele è dedita alla sperimentazione vocale proprio come il greco degli Area. La voce di per se è uno strumento, ma l’uomo non si è mai spinto aldilà di un certo limite, vuoi per la paura di rovinare le corde vocali, vuoi per mancanza di necessità, a pochi interessa ascoltare un suono forzato e poco melodioso. Ma la voce ribadiamo che e’ uno strumento e come tale andrebbe adoperata. Ho usato il condizionale perché anche noi che usufruiamo di musica spesso storciamo il naso davanti a certe prove. Male, bisognerebbe approcciare al discorso con la preparazione “culturale” e mentale adeguata, consapevoli di non incorrere ne in melodie da canticchiare, ne in musica da fischiare.
 

Romina Daniele è giovane, ma la sua vita è tutta dedita all’arte, studia la chitarra, scrive poesie, dipinge, studia storia e metodologia dell'arte, teorie e storia del cinema. Nel 2005 conferisce il Premio Internazionale Demetrio Stratos Per La Sperimentazione Musicale e questo basta per mettere a fuoco l’artista.
 

In “Diffrazioni Sonore” ascoltiamo mezz’ora di vocalizzi, improvvisati in tre ore di studio, concepiti in tre anni di solitudine, passione e silenzio, come ama dire l’artista stessa. Un esperimento sonoro in cui la voce si trasforma in mille sonorità differenti, proprio come fa un elastico quando viene pizzicato e teso.
 

Personalmente non credevo che in questo tempo ci fossero ancora in circolazione artisti con la voglia di creare nel puro senso del termine, tutto oggi gira intorno al “dio” quattrino ed un prodotto del genere certo non fa coppia con esso. In me questo disco ha fatto uno strano effetto, al primo ascolto ho pensato che fosse “anacronistico”, al secondo “futuristico”, in realtà ho capito che “Diffrazioni Sonore” non sono altro che Romina Daniele ed il proprio “Io”. Nella sua voce troverete nuovi colori, arricchite la vostra tavolozza, se volete, a tutti gli altri consiglio un ascolto preventivo. (MASSIMO SALARI, ROCK-IMPRESSIONS)

 


Qualcuno sa dove nasce la voce? Dove va? A cosa serve e come funziona? E' possibile che questo mezzo di comunicazione, questo strumento musicale innato negli esseri umani si fermi entro determinate ipoteche mentali legate ad un suo uso limitato o, peggio ancora, errato? In occidente, questo muro, fu abbattuto da Demetrio Stratos, voce, e non in senso limitato del gruppo Area, che partendo dalla musica rock e rithm'n'blues, quindi da un sound di stampo popolare, portò la sua ricerca vocale oltre ogni limite della sperimentazione musicale, implementando il tutto con ricerche di tipo scientifico, psicoanalitico ed etnoantropologico, che gli permisero di entrare in contatto con tecniche diplofoniche e triplofoniche provenienti dalla Mongolia e dal Tibet e muovendosi verso le avanguardie sonore applicate all'espressione teatrale, rappresentate da Antonin Artaud.

Lo ammetto si, un cappello alquanto vasto ma non dispersivo certamente, per introdurre il personaggio di Romina Daniele, una degna allieva di Stratos, che al contempo non ha proposto un lavoro manieristico, ma, al contrario fortemente personale e rielaborato. Forte di una preparazione musicale estremamente lungimirante (studi di chitarra classica, collaborazioni nell'ambito del jazz, del blues e del rock), la Daniele è risultata vincitrice nel 2005 del Premio Internazionale "Demetrio Stratos" per la Sperimentazione Musicale, dove ha presentato "Diffrazioni Sonore". Non c'è che dire. Un capolavoro.

A prescindere dalle sue peculiari capacità tecniche, Romina gioca con la sua voce, rendendola flessibile in ogni suo aspetto. Allora qui la parola perde ogni importanza e, se c'è, diviene un pretesto per mettere in luce, colori, suoni, sonorità e rumori a cui, le nostre orecchie non sono più abituate. Le nuove tecnologie applicate in sala d'incisione, mettono in evidenza ancora di più quelle microvariazioni che formano quel materiale fonico particolare, non meno eloquente della parola propriamente detta. Per chi è un'affamato conoscitore di Stratos e di tutte le sue filiazioni, sarà molto interessante ascoltare il lavoro di questa grande e folle sperimentatrice; Romina Daniele ci da infatti la possibilità di vedere il lavoro di Stratos, riproposto al femminile. Infatti, utilizzando le variazioni diamesiche nell'ambito del linguaggio (qui siamo nel puro campo della grammatica), e cioè quelle varianti derivate dal diverso mezzo utilizzato nell'interazione comunicativa, entrando all'interno del discorso "mezzo-voce", il diverso sesso del parlante e quindi una diversità di tipo fisico, fornisce diverse modalità d'espressione. Se poi rapportiamo il tutto alla sperimentazione vocale, come la intende Romina, allora noteremo dei vistosi cambiamenti rispetto al lavoro di Stratos. Senza poi contare anche che le forme foniche utilizzate da Stratos erano mutuate da una diversa lingua, aspetto non secondario della sua sperimentazione.

Concetti questi molto complessi, ma di primaria importanza all'interno di un contesto sperimentale. Romina da "voce alla voce", è questo il suo grande contributo, riesce a far passare tutto il suo corpo attraverso la "lingua", come disse a suo tempo Demetrio.

Avviandomi alla conclusione, su lavori come questo, ci sarebbe da gettare fiumi e fiumi d'inchiostro; una "recensione" sarebbe limitante, non ce la farebbe ad attraversare le vibrazioni che un capolavoro come "Diffrazioni Sonore" riesce a produrre all'interno dell' ascoltatore. La splendida voce di Romina è fatta per essere "sentita", e qui "sentire", non implica solamente valenze fisiche o teologiche/sofiche, ma conduce, l'ascoltatore attento, a riallenare l'orecchio, ad analizzare la voce sin nel suo nucleo primordiale, alla scoperta di un affascinante codice genetico/emotivo.

Infine, non so se a qualcuno "profano" o poco edotto a questo tipo di sperimentazioni, capiterà di ascoltare questo grande documento sonoro, però, io dico, di non scandalizzarsi nè di accostarsi con un atteggiamento ilare; poiché, quello che realizza Romina, lo potremmo realizzare tutti, in potenza. Basta capire come funziona. (ALESSANDRO NESPOLI, THE HOLYHOUR)

 


Il lavoro svolto da Romina Daniele in questi anni non deve essere stato un percorso facile. La ricerca, sulla base della quale, si basa tutto l’intero operato viene esasperata fino all’osso per poi essere ripresa in sequenze differenti ed improvvisate e solo successivamente inserita (quasi forzatamente) su di un supporto rigido. In questo supporto non troverete ne musica, ne canzoni, ne composizioni, ma soltanto tutta l’essenza più intima di Romina. Napoletana e probabilmente assai testarda Romina vuole questo lavoro sin dagli inizi, poco importa se ha studiato, se ha fatto il conservatorio o una miriade di concerti. Il risultato, la materia prima è tutta qui dentro. Il disagio, la felicità, il piacere, la serenità sono solo alcune delle sensazioni che Romina ci sa trasmettere attraverso lo strumento più versatile e plasmabile che ognuno ha a disposizione, la voce. L’intera opera si regge su questo, la voce presa come unica fonte di una qualsiasi melodia che da essa ne scaturisce. Quasi inconsciamente Romina mette in atto un’opera splendida per il panorama contemporaneo, che con tutta probabilità non avrà il fine che merita. Tutto il lavoro cresce intorno ad un’atmosfera quasi teatrale, che è resa ancora più marcata, dagli splendidi sali-scendi vocali di Romina. Cruda e assai viscerale l’artista riesce ad incantarci con splendidi spasmi che si incastrano alla perfezione l’uno con l’altro in un immaginario puzzle sonoro. Inutili a questo punto le divisioni in tracce; il lavoro potrebbe difatti iniziare e concludersi come un’unica grande opera.
Credo in sostanza che questo sia uno dei lavori più interessanti che sia uscito dal nostro paese negli ultimi anni, e restarne senza sarebbe assolutamente imperdonabile.
(FRANCESCO OVARELLI, TERRITORIO MUSICALE)


improvvisazione, montaggio, vocalità e diffrazioni

Quando si parla di Area e Demetrio Stratos la domanda ricorrente è: chi ha raccolto la loro eredità? Eccola qui, una formidabile erede non solo della vocalità ma soprattutto dello spirito di esplorazione e "trasversalità" della ricerca stratosiana. Romina Daniele ha vinto nel 2005 il "Premio internazionale Demetrio Stratos per la sperimentazione musicale": un grande riconoscimento, meritato grazie ad un progetto avveniristico e audace come "Diffrazioni sonore".

Un lavoro composto e prodotto dalla sola Daniele, che si conferma ideale trait d'union tra diverse impostazioni artistiche, da Donella Del Monaco a Diamanda Galas passando per l'immancabile Stratos. La voce - con tutti le sfumature, gli armonici e la "trasfigurazione" possibile - è protagonista del disco, che dà l'impressione di essere una pulsante e deviante "macchia sonora", in particolare in episodi spiazzanti come "Altàmere" e "Di-sonore". L'opera nasce dall'improvvisazione ("sfrenata", come la definisce l'autrice) e prende forma con un "montaggio", un'operazione quasi cinematografica, diversa dal recente disco di Albert Hera, più vicina a soluzioni pop e world music.

Un'artista colta, coraggiosa, che merita attenzione e sostegno...
(DONATO ZOPPO, MOVIMENTI PROG)


"Diffrazioni Sonore" di Romina Daniele è qualcosa che nonostante i miei sforzi mentali mai mi sarei aspettato: niente di parzialmente riconducibile ad un genere ma un'elegante quanto seducente sperimentazione vocale. Un disco che onora fortemente gli attributi della dotata "Romina", decisioni a volte coraggiose premiate da lodevoli risultati. "L'Opera" in questione è difficile, l'impatto iniziale non è dei più naturali ma l'interesse in pochissimo tempo stimola un continuo ascolto che nei primi minuti sembrava improbabile. Riesco ad ascoltare "Diffrazioni Sonore" in una condizione diversa dal solito, navigo tra sensazioni e stati d'animo avversi fino alla totale esplosione della mia testa, perfetta elettronica mescolata ad una particolare voce dai toni plumbei, attraverso con l'immaginazione sentieri freddi ed innevati. La continua ricerca e l'innovazione sono alla base del perfetto lavoro della milanese d'adozione "Romina Daniele", trovare nuove strade quando tutto sembra ormai fatto è di certo sinonimo di talento. "Diffrazioni Sonore" merita senza troppi ed inutili giri di parole applausi sinceri. (RICCARDO MEROLLI, ROCKAMBULA)


(...) Ma se invece cercate qualcosa di completamente slegato dall'interpretazione di partiture scritte da terzi, allora "Diffrazioni Sonore" di Romina Daniele potrebbe essere il disco che fa per voi. È fin troppo facile, ascoltandolo, tirare fuori i nomi di Diamanda Galas e Demetrio Stratos (chissà che anche la Daniele non abbia una punta sangue greco!?!!), e una conferma arriva dal constatare che la cantante ha vinto il "Premio Internazionale Demetrio Stratos per la sperimentazione musicale" del 2005. Ma approfondendo l'ascolto par di sentire numerose altre influenze, dirette o indirette, che se fossero risulterebbero di gran lunga più imprevedibili (non vorrei sparare una cazzata ma, ad un certo punto, sembra di sentire una citazione, non so quanto voluta, di Laurie Anderson). Il metodo di lavoro della Daniele consiste nella registrazione di improvvisazioni vocali totalmente libere - sospese fra cantato, recitato, urlato e vocalismi in senso lato - che in una fase successiva vengono montate e ordinate in boli di voci piuttosto complessi ma con le caratteristiche di autentiche composizioni. Si tratta chiaramente di un concetto contemporaneo di composizione, nel cui processo la grafia non avvine su carta ma su nastro o su hard disk, e che comunque comporta un lavoro di sistemazione, correzione e revisione al pari della classica scrittura musicale per note. Romina Daniele può essere inserita in un nuovo gruppo di sperimentatori sulle possibilità espressive della voce che ha una rappresentanza più naif in Madame P ed una rappresentanza maschile in Enomísossab. "Diffrazioni Sonore" è certamente un disco interessante, seppure si noti ancora una punta di immaturità e seppure il pagamento di qualche debito risulti ancora un po' troppo marcato; comunque c'è la stoffa e ci sono le idee, quindi è facile pronosticare degli interessanti sviluppi (a questo punto tutto dipende dalla determinazione e dalle reali possibilità della stessa Daniele). Mi permetto di aggiungere, ma qui si cade nel gusto personale, che una relativa sdrammatizzazione delle atmosfere giocherebbe positivamente sul risultato finale. (ALBERTO CAROZZI, SANDS-ZINE)


Con Romina Daniele entriamo in un campo e in un ambito un po' pericoloso. Non solo Demetrio Stratos ed esperimenti vocali e sonori. Anche Diamanda Galàs, per la teatralità, per la voce e lo standing, per la sofferenza. Ed è difficile giudicare, anche perché è difficile ascoltare: non è questa la musica alla quale la maggior parte di noi è abituata, me compreso. Nulla di scontato, nulla di consolatorio, nessuna rosa bianca. Magari qualche, se non di più, spina e sangue dai polpastrelli. Il senso di questo disco? Non lo trovo… non per l’interpretazione ed eccetera, eccetera o altro. Credo che solo critici, recensori e studiosi possano/debbano ascoltare da un riproduttore musica di questo tipo: ma la verità la si prova e trova solo dal vivo, altrimenti prevale lo smarrimento, il dolore, lo straniamento del fuori contesto. Non è solo musica, ma essenza stessa dell'interpretazione/interprete. Intangibilmente audibile, formalmente non giudicabile per manifesta complessità. (ENRICO MAURO, BELLALì)


Negli anni 80 spopolava nelle spiagge e nei juke-box un brano dal titolo "Figli delle stelle" interpretato da Alan Sorrenti. Il brano è certamente molto noto ma in pochi sanno che Sorrenti alcuni anni prima aveva esordito nella musica con due straordinari album di stampo progressive culminati con la sperimentazione in chiave vocale da parte del musicista che utilizzava il canto come fosse uno strumento, cioè parte integrante dell'ambiente sonoro (a proposito di ciò consiglio l'ascolto dello straordinario lp "Aria" del 1972). Romina Daniele (Premio Stratos 2005) si muove su intenzioni analoghe in virtù dell'uso campionato e modulare della propria voce: cristallina, potente, angosciante ... una cruda ricerca capace di generare insolite e violente sensazioni. "Diffrazioni sonore" raccoglie queste espressioni di Romina e mentirei dicendo che siamo in ambienti orecchiabili, appetibili e sereni perchè la sua voce con tutta la durezza, innocenza e sinuosità genera 8 tracce ruvide e angoscianti che a tratti quasi ripudiano il farsi ascoltare nonostante pretendano ligia attenzione. Personalmente resto affascinato da questo oscuro punk gregoriano che rende la posizione di Romina nello scenario nostrano certamente singolare. Assolutamente unica. (ANDREA BUONGIORNO, INMUSICA)


Con Romina Daniele viene il difficile. Venticinquenne da Napoli, già premiata al Demetrio Stratos '05, fa sperimentazione vocale al limite dell'udibilità. La sua proposta è quindi sconcertante, una Diamanda Galas imbrigliata in una ragnatela Glass, il selvatico espressionismo di certe Allun, improvvisazione selvatica & patologica tra organizzazione e destrutturazione, tra suono e il rumore d'un suono che sferza la vita. Il valore della proposta è intuibile, ma sta parecchio al di sopra delle mie possibilità. (STEFANO SOLVENTI, SENTIREASCOLTARE)


Inevitabile prendere spunto da quella Diplofonie, Triplofonie, Investigazioni che ci diede un saggio nel lontano ’78 delle capacità vocali di Demetrio Stratos. Inevitabile anche ricordare quella Buffy Sainte-Marie, nativa americana invisa a Lyndon Johnson, nelle sue escursioni spirituali/metafisiche che ebbi la fortuna di scoprire per la prima volta nella colonna sonora del misconosciuto Performance (film del ’68 con Mick Jagger). Trattasi di sperimentazioni vocali che hanno – nel caso della nostra Romina, e per sua stessa affermazione – “l’obiettivo […] di esaltare i termini del rapporto tra costruzione ed esperienza sensoria, non in termini di conflitto ma di coestensione” attraverso la sperimentazione vocale, la registrazione, l’accumulo e la stratificazione delle registrazioni. Non potendovi però dare un parere tecnico sulla voce di Romina Daniele o dirvi quanti Hz raggiunga nella sua massima estensione, posso solamente riportare ciò che questo lavoro (mi) trasmette. E devo dire che la sensazione è quella di un lavoro in divenire, che non cerca o non ha una sua compiutezza. Se può avere notevoli qualità di sperimentazione, allo stesso tempo non colpisce l’orecchio di chi non fa di questa sperimentazione la propria ricerca musicale... (MATTIA BERGAMINI, MUSICBOOM)

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